1. La presente legge reca norme volte a potenziare i servizi e gli strumenti di prima accoglienza e di intervento precoce per la prevenzione e il contrasto della violenza contro le donne, i minori e le persone di diverso orientamento sessuale, ponendo particolare attenzione alle cause precoci della violenza che, sul piano sociale e culturale, sono riconducibili alle diseguaglianze di genere.
2. La presente legge detta, altresì, i criteri per la definizione e per l'accreditamento dei centri antiviolenza come servizi di prima accoglienza e di intervento precoce, di prevenzione della violenza nelle relazioni interpersonali, affettive e sessuali, nella vita privata e nelle sfere pubblica e lavorativa, di sostegno e di reintegrazione personale e sociale delle vittime della violenza familiare, sessuale e nei rapporti interpersonali, nonché di formazione degli operatori dei medesimi centri antiviolenza.
3. La presente legge detta, inoltre, criteri per la riabilitazione dei condannati per taluni delitti di violenza.
1. I centri antiviolenza sono servizi polifunzionali territoriali, pubblici e del settore privato sociale, che svolgono funzioni e attività di primo ascolto, di prima accoglienza, di intervento precoce e di sostegno nel percorso di reintegrazione personale e sociale, in favore delle persone che subiscono violenza. I centri antiviolenza operano anche con diverse denominazioni in relazione alle particolarità dell'utenza e si rivolgono prevalentemente o esclusivamente a una specifica tipologia di vittime: le donne, i minori e le persone di diverso orientamento sessuale.
1. I centri antiviolenza che gestiscono una o più case-rifugio per l'accoglienza
1. Il Ministro per i diritti e le pari opportunità, di concerto con i Ministri
1. Allo scopo di dare diffusione alle attività di prevenzione e di contrasto alla violenza di genere nonché di incentivare l'uso delle buone pratiche a livello nazionale, è istituito presso la Presidenza del Consiglio dei ministri, nell'ambito delle strutture di competenza e senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica, il Registro nazionale dei centri antiviolenza, di seguito denominato «Registro», a cui possono iscriversi i centri antiviolenza accreditati a livello territoriale, nonché i servizi, le strutture, i centri antiviolenza e le case-rifugio che agiscono in ambito sovraregionale ovvero che operano nell'ambito di una rete con dimensione sovraregionale, in possesso delle caratteristiche
a) accreditamento con le modalità e attraverso le procedure di cui all'articolo 4, comma 2;
b) avvenuta costituzione, per atto pubblico o per scrittura privata autenticata, da almeno due anni e possesso di uno statuto che sancisca un ordinamento a base democratica e preveda come scopo esclusivo o preminente la prima accoglienza delle persone che subiscano violenza, senza fine di lucro;
c) tenuta di un elenco degli iscritti, aggiornato annualmente, con l'indicazione delle quote versate direttamente all'associazione per gli scopi statutari;
d) predisposizione di un bilancio annuale delle entrate e delle uscite, con indicazione delle quote versate dagli associati e delle altre entrate; tenuta dei libri contabili conformemente alle norme vigenti in materia di contabilità delle associazioni non riconosciute;
e) svolgimento di un'attività continuativa nell'anno precedente a quello di presentazione della domanda di iscrizione nel registro;
f) non avere rappresentanti legali che abbiano subìto condanne, passate in giudicato, in relazione all'attività dell'associazione o che abbiano rivestito la qualifica di imprenditori o di amministratori di imprese di produzione e di servizi, in qualsiasi forma costituite, per gli stessi settori in cui opera l'associazione.
3. Il Registro è aggiornato annualmente, anche con la cancellazione dei
1. Le regioni, gli enti locali e i centri antiviolenza iscritti nel Registro possono presentare, per il finanziamento da parte dello Stato a valere sulle risorse del Fondo per le politiche relative ai diritti e alle pari opportunità, istituito ai sensi dell'articolo 19, comma 3, del decreto-legge 4 luglio 2006, n. 223, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 agosto 2006, n. 248, progetti concernenti programmi di prima accoglienza e di intervento precoce, di protezione nelle case-rifugio per l'accoglienza temporanea e di reintegrazione personale e sociale delle persone che subiscono violenza.
2. I programmi di prima accoglienza e di intervento precoce, di protezione nelle case-rifugio e di reintegrazione personale e sociale di cui al comma 1 possono riguardare il soddisfacimento delle esigenze alloggiative della persona che ha subìto violenza, almeno per il periodo di durata del processo penale, il reinserimento professionale e le esigenze di cura e di sostegno degli eventuali figli a carico.
3. Le procedure e i criteri per l'assegnazione dei finanziamenti ai programmi di prima accoglienza e di intervento precoce, di protezione sociale nelle case-rifugio e di reintegrazione personale e
1. Costituiscono livelli essenziali delle prestazioni di prima accoglienza e socio-assistenziali in favore delle persone che subiscono violenza, da determinare con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, su proposta dei Ministri delle politiche per la famiglia, della solidarietà sociale e per i diritti e le pari opportunità, d'intesa con la Conferenza unificata di cui all'articolo 8 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281, e successive modificazioni:
a) l'informazione sulle misure previste dalla legislazione vigente riguardo la protezione, la sicurezza e i diritti di assistenza e di soccorso delle persone che subiscono violenza;
b) l'istituzione di centri antiviolenza, con personale formato anche a riconoscere le cause precoci della violenza che, sul piano sociale e culturale, sono riconducibili alle disuguaglianze di genere, operanti come servizi di prima accoglienza e di intervento precoce, in grado di svolgere attività di ascolto, di intervento e di sostegno nel percorso di reintegrazione personale e sociale, di indirizzare, orientare e accompagnare le persone che subiscono violenza nella rete dei servizi socio-sanitari e assistenziali territoriali nonché alle case-rifugio e di affiancare tali persone nel rapporto con le istituzioni e con le altre agenzie territoriali operanti ai medesimi fini;
c) l'istituzione di case-rifugio per l'accoglienza temporanea alle persone che subiscono violenza, anche ad indirizzo segreto, cui attribuire le competenze nell'ambito della progettazione del percorso di reintegrazione personale e sociale di cui alla lettera b);
d) la predisposizione di servizi cui siano attribuite competenze socio-assistenziali, facilmente individuabili e raggiungibili dall'utenza, operanti in rete con i centri antiviolenza e con le case-rifugio, dotati di personale specializzato ai fini del riconoscimento e del trattamento delle fenomenologie della violenza interpersonale, nei confronti delle donne, dei minori e delle persone di diverso orientamento sessuale, con adeguata formazione all'approccio interculturale nonché al riconoscimento delle cause della violenza riconducibili alle diseguaglianze di genere;
e) l'integrazione e l'operatività di rete tra i servizi socio-sanitari e assistenziali territoriali qualora ne esistano diversi con competenze ripartite;
f) la stabilità e la continuità dei servizi socio-sanitari e assistenziali territoriali pubblici, privati convenzionati, accreditati o comunque riconosciuti dalle regioni e dalle province autonome di Trento e di Bolzano;
g) la previsione di azioni di sostegno sociale, di protezione e di supporto all'istruzione, alla formazione e all'inserimento professionali;
h) nei casi nei quali sia nociva la permanenza in famiglia, l'inserimento delle persone che subiscono violenza nelle case-rifugio, anche ad indirizzo segreto, per un periodo limitato, provvedendo comunque a garantire il mantenimento e la valorizzazione dei legami familiari, amicali e affettivi restati validi nonché un adeguato sostegno per un percorso di reintegrazione personale e di reinserimento sociale.
1. Dopo il primo comma dell'articolo 165 del codice penale è inserito il seguente:
«Nei confronti dei condannati per i delitti di cui agli articoli 600-bis, 600-ter, 609-bis, 609-quater e 609-octies, la sospensione condizionale della pena può essere subordinata alla partecipazione a un programma di riabilitazione e alla periodica verifica della sua effettività».
2. La Consulta nazionale dei centri antiviolenza, di cui all'articolo 5, comma 4, della presente legge, definisce le linee nazionali per i programmi di riabilitazione previsti dal secondo comma dell'articolo 165 del codice penale, introdotto dal comma 1 del presente articolo.
1. All'onere derivante dall'attuazione dell'articolo 3, pari a 200 milioni di euro per ciascuno degli anni 2007, 2008 e 2009, si provvede mediante corrispondente riduzione dello stanziamento iscritto, ai fini del bilancio triennale 2007-2009, nell'ambito dell'unità previsionale di base di parte corrente «Fondo speciale» dello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze per l'anno 2007, allo scopo parzialmente utilizzando l'accantonamento relativo al medesimo Ministero.
2. All'onere derivante dall'attuazione degli articoli 4 e 5, pari a 100 milioni di euro per l'anno 2007 e a 50 milioni di euro per ciascuno degli anni 2008 e 2009, si provvede mediante corrispondente riduzione dello stanziamento iscritto, ai fini del bilancio triennale 2007-2009, nell'ambito dell'unità previsionale di base di conto capitale «Fondo speciale» dello stato di